Di Fabio Izzo
Io non sono un critico musicale e forse sono troppo critico, così quando mi sono proposto per collaborare qui a piede libero solo un pazzo poteva accettare ed ha accettato a condizione, tra le altre cose, che parlassi degli Yo Yo Mundi.
Ecco, premesso che io voglio un grande bene agli Yo Yo, qui di seguito non leggerete, per limiti miei, una recensione musicale ma cercheremo di fare un viaggio nei miei ricordi, i ricordi di chi ha vissuto l’epopea della musica indipendente anni 90, attraverso qualche loro canzone.
Il calcio, l’amore, il ciclismo, la resistenza, nei loro versi, nelle loro canzoni c’è tutto questo ma non solo. Infatti tutti i temi toccati da questo gruppo definiscono le nostre vite di italiani, perché sì è vero, sono provinciali, come me e forse come te che stai leggendo, ma loro sono il lato buono della provincia, quella che non si è mai mascherata e mai tirata indietro di fronte ai suoi doveri.
Il lavoro, il sudore, la fatica, la sua storia e le sue passioni. Il calcio filtra nei testi di Paolo Archetti Maestri attraverso la sua grande passione per il Torino, l’amore per l’universo femminile lo scopriamo assieme a loro nei pezzi “Donne Dagli Occhi Grandi”, depredato del miele in “Tutta colpa del nulla” o guascone e irrivente, sfrontato e improbabile, raccolto com’è nella valigia de “La Contorsionista”.
Il ciclismo di “Pedale Selvaggio” e “Freccia Vallona”, perché questo sport, nostante gli scandali e le polemiche, è fatica, sudore… è pedalare su e giù per le colline, dove sono passati Coppi e Girardengo, lasciando tracce, echi, sbiaditi ormai come fantasmi; forse è per questo motivo che i brani dedicati alla bicicletta sono pezzi strumentali o quasi, privi di parole, per omaggiare i Campionissimi ormai sbiaditi, sedotti e abbandonati che in pochi ricordano e no, non ci sono nemmeno più parole giuste per omaggiarli perché gli Yo Yo, come la provincia, sono umili, nell’accessione migliore del termine
La resistenza è una parte importante del percorso artistico degli Yo Yo, vedi il capitolo la Banda Tom, perchè quelle colline sono le stesse colline di Fenoglio, anche se dalla parte opposta e hanno sì, resistito e in qualche modo resistono ancora anche se non piace, o non va più bene dirlo in questa Europa economica e selvaggia perché la Storia ci passa sopra, ci massacra, ma le testimonianze restano. Ad esempio, anedotto personale, durante il mio corso di italiano a Cracovia, le mie studentesse mi hanno chiesto di vedere qualche immagine della mia città o cittadina che umilmente dir si voglia, che poi è la stessa degli Yo Yo Mundi se non l’avete ancora capito. Così ho colto la palla al balzo, come avrebbe potuto fare solo la farfalla granata di Gigi Meroni
e ho mostrato il video de L’ultimo Testimone
Che dire, gli Yo Yo Mundi per chi ha vissuto gli anni 90 in provincia, quando tutto sembrava ormai finito dopo il collasso dei Nirvana, loro e ovviamente altri sono stata un po’ la salvezza di una generazione stagnante tra la fine del millennio e la nuova tecnologia , perché il bellissimo album live Bande Rumorose, colmo di guest star, e registrato a Video Music, ve la ricordate questa emittente, mostrava a noi, “piccoli” che tutto poteva ancora essere, che le periferie del mondo, le province, avevano ancora qualcosa da dire e che potevano e sarebbero state ascoltate, senza urla o strepiti, ma con senso e qualità, di brani come Andeira e I Musicisti del Nilo.
“E’ un peridodo che metto il cuore prima di ogni cosa
questa vita fastidiosa mi sorprende già
ma sento tutt’intorno che non siamo soli,
che non siamo i soli,
C’è tutto un mondo che si agita e si muove
al ritmo, suono, gioco, parole
al ritmo, suono, gioco e parole
di poche idee, ma strepitose!”
(Bande Rumorose)
Nel 96 esce “Percorsi di musica sghemba”, sghemba, è un termine italiano ormai desueto ma che ancora si usa nel dialetto locale, vuole dire storto. Quest’album contiene la canzone Novembre, uscita due anni dopo l’Alluvione di Alessandria del 94, più che canzone un mantra per me:
“Socchiudi gli occhi la paura è passata la pioggia è finita
oggi è davvero
il primo giorno di una nuova
vita”
Nel 2011 esce un disco completamente dedicato al Monferrato, “Munfrà”, decimo album, traguardo storico, apprezzato dalla critica, progetto folle quanto geniale, perché cantanto principalmente in dialetto locale
Ora è uscito, non da molto, evidenti “Evidenti Tracce di Felicità”, album che va contro corrente, come mi diceva Eugenio, il batterista, incrociandolo per strada… in questo momento di crisi, vogliamo dare un segnale, un segnale non forte, ma giusto, che la felicità è ancora possibile.
di +o- POP