Tutto ha inizio alcuni giorni fa quando vediamo una persona aggirarsi nell’aeroporto di Lamezia Terme con una grossa valigia sospetta.
La situazione si fa più misteriosa quando il bagaglio passa allo scanner, sul display appaiono oggetti che potrebbero far pensare ad un imminente attacco terroristico. Sentiamo la security bisbigliare qualcosa riguardo a performance artistiche e artisti musicali.
Saliamo sull’aereo, non meno preoccupati, ci accomodiamo nella fila 19, diamo un ultimo sguardo a facebook prima di spegnere il cellulare e cosa vediamo? Un selfie di Yosonu su un aereo che sembra proprio il nostro. Ormai è tardi per verificare, la hostess si sta avvicinando con fare minaccioso.
Meglio spegnere.
Yosonu l’avevamo scoperto questa estate al Color Fest di Lamezia Terme e ci era parso da subito un progetto interessante.
Atterrati in terra toscana lo raggiungiamo di corsa al recupero bagagli, sembravamo delle groupie al concerto degli One Direction.
Dopo le presentazioni di rito, e averlo convinto che non eravamo degli stalker, proseguiamo insieme il viaggio verso la stazione dei treni. Destinazione successiva: Imperia, per un tour in terra ligure.
Peppe (o Beppe come è solito essere chiamato in Liguria) viaggia insieme a Valeria che non avevamo avuto la fortuna di conoscere questa estate.
Nei 15 minuti di viaggio in autobus, da amanti del genere musicale, gli chiediamo come o da cosa fosse nato il suo progetto musicale.
Non vi sveleremo la sua risposta ora, ne parleremo approfonditamente in una intervista che faremo uscire prossimamente, ma vi possiamo anticipare che la nascita del suo progetto è veramente interessante e avvincente.
Arrivati in stazione, dopo un caffè insieme, ci salutiamo dandoci un arrivederci ad un generico futuro prossimo. Ma tempus fugit come dicevano i latini, gli Yes e pure Alice nel Paese delle Meraviglie e quel futuro si sarebbe dimostrato essere più vicino del previsto.
Il weekend si prospetta noioso, la programmazione musicale della zona non è ancora partita, ci accorgiamo che tra le date di Yosonu ce ne è una due giorni dopo (la domenica sera) a solo un ora di strada da casa.
Si decide di andare.
Mai scelta fu più azzeccata e domenica pomeriggio ci avventuriamo verso una La Spezia di fine estate. Ancora calda e non eccessivamente frequentata.
Questo ci fa pensare: concerto di domenica sera, città poco frequentata…speriamo in bene.
Arriviamo al Bacchus, il luogo in cui si svolgerà il concerto, poco prima delle 8 (di sera) giusto giusto per assistere alla fine del soundcheck.
Ceniamo insieme parlando un po’ di tutto e approfondendo le nostre curiosità sulla sua musica, sugli ambienti che frequenta e sulla situazione musicale calabrese.
Inizia a farsi tardi, è quasi ora di iniziare. Non c’è a dire il vero molta gente, esattamente come pensavamo.
Ma pensavamo male, in pochi minuti la gente inizia ad arrivare e quello che ci ha stupito è stato che le persone si erano spostate fino a La Spezia appositamente per quel concerto. Un ragazzo raccontava di aver fatto toccata e fuga da Vicenza solo per il concerto, altri i salti mortali per poter essere presenti in orario.
Ma le sorprese dovevano ancora arrivare.
Il concerto ha inizio, sono circa alle 10,30.
Più che un concerto, una performance musicale irripetibile.
L’irripetibilità ci piace molto.
Solo pochi mesi fa eravamo a Mantova a 77 Million Paintings for Palazzo Te l’installazione di Brian Eno che tra le sue peculiarità aveva l’irripetibilità delle immagini generate da questo software e proiettate sulle mura del palazzo cinquecentesco.
Allo stesso modo i concerti di Yosonu sono unici, non c’è la classica, noiosa setlist, ma una performance musicale dinamica.
Dalla “valigia magica” escono i più impensabili oggetti, sì perché Yosonu fa musica usando oggetti di uso comune, sposando in pieno la filosofia del DIY.
Tagliacapelli elettrici si contendono la scena con tubi per cavi in fibra ottica che a loro volta devono cedere il palcoscenico a barattoli di latta e di altri strani materiali.
Qui Peppe, musicista strumentale di vecchia data diventa foley artist in grado di estrarre musica da ciò che lo circonda, perché lui osserva il mondo intorno a sé percependo i suoni che gli oggetti vorrebbero esternare.
Questi oggetti diventano strumenti musicali e attraverso Yosonu riescono ad esprimersi.
Come i funghi che sbucano dopo una giornata di pioggia, qui e là nella sala, le persone iniziano a lasciarsi permeare da quella musica e dalla maniera insolita con cui viene creata.
Sentiamo alcuni che sommessamente cantano sulle “note”, creando testi che ben si adattano a quella musica.
Si tratta di alcune persone, che non conosciamo eppure non sono facce nuove.
Passiamo la sera tra uno scatto e l’altro a rimuginare su chi queste persone fossero.
Mentre il concerto prosegue inizia una interazione tra Yosonu e alcune persone presenti nella sala.
Bello, molto bello, rende veramente l’idea del coinvolgimento che la musica di Yosonu riesce a generare.
E’ passata da poco mezzanotte, il concerto finisce, dobbiamo tornare a casa ci aspetta un’altra ora e più di viaggio e poche ore di sonno prima di iniziare la settimana lavorativa.
Finiamo le birre, mettiamo via le macchine fotografiche, veramente pochi secondi e… ha inizio un secondo spettacolo.
Sì, perché le persone che erano lì e che stavano iniziando ad interagire con Yosonu erano più che semplici spettatori.
E in quel momento realizziamo di chi si tratta. Non riconosciamo tutti, l’età, l’halzeimer, l’alcool offuscano i ricordi ma sicuramente alcuni di loro sì: Bboy Mister X (al secolo Andrea Peri) pioniere dell’hiphop spezzino che abbiamo avuto modo di incrociare nella prima metà degli anni ’90, e poi Raffaele Mudy Moscagiuro e Nino Best Beatboxer.
Sono passati 25 anni eppure sembravano usciti da una camera di stasi, per nulla invecchiati né nel corpo né tanto meno nello spirito e nella voglia di fare e si vedeva.
E così insieme a Yosonu inizia spontaneo il freestyle. Rischiando di rovesciare un tavolino ci avventiamo sulle borse fotogratiche per poter immortalare il momento.
Purtroppo è impossibile fotografare, il locale è pieno di gente che, cellulari alla mano, cerca di fare video per tramandare ai posteri questi momenti indimenticabili.
Meglio così, abbiamo il tempo per gustarci anche noi la jam session che durerà un’altra ora.
Partiamo a malincuore passate abbondantemente le 2 di notte, poche ore di sonno davanti a noi, ma ne è valsa la pena.
Uno spettacolo unico quello di Yosonu così come unico è il coinvolgimento che riesce a creare con la gente che lo ascolta.
Il tempo di un saluto a Peppe e a Valeria e siamo già in macchina zigzagando tra i posti di blocco della polizia, pronti per nuove avventure.
Nell’attesa gustatevi con calma la Photo-story e i nostri Facebook live stream
Le foto sono di Sonia Golemme e di Maurizio Lucchini
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