Il 26 Gennaio a Milano si è svolta una conferenza internazionale contro il secondary ticketing, promossa da Barley Arts Promotions che prevedeva la partecipazione selezionata e qualificata anche di operatori internazionali da tempo in prima linea nella guerra alla rivendita speculativa dei biglietti che riguardano ogni tipo di evento relativo al mercato dell’entertainement, dalla musica allo sport.
Questo è quello che accade Oggi, sull’onda dello scandalo scaturito da un servizio de “Le Iene” sulla vendita online a prezzi (molto) maggiorati dei biglietti di alcuni concerti, come quello dei Coldplay, e che ha travolto in pieno Livenation, la più grande azienda al mondo nell’organizzazione di spettacoli dal vivo a cui sono (o in alcuni casi sarebbe bene dire erano) legati nomi tra i più importanti del panorama Italiano e Internazionale.
Questo ultimo dettaglio si potrebbe anche leggere come “quegli artisti che hanno fatto finta di non sapere o che hanno vissuto per anni su un altro pianeta” dato che questo fenomeno non solo è diffuso su scala mondiale ma è da tempo avversato da artisti di tutto il mondo con campagne che, in alcuni casi, sono servite a regolamentare quello che è, senza se e senza ma, una forma legale di bagarinaggio.
Ma si sa, siamo in Italia e siamo legati indissolubilmente al “se non passa in Tv non esiste”, per cui che Claudio Trotta, patron di Barley Arts, ci abbia messo la faccia e abbia sollevato il problema molto tempo prima o che Ferdinando Salzano, amministratore delegato di Friends & Partners, abbia invocato, col supporto di uno dei suoi artisti più celebri, Luciano Ligabue, l’intervento dello stato per una regolamentazione del fenomeno, ha importato poco.
Poi sono arrivate le Iene e si è gridato allo scandalo e, tutti gli artisti e gli addetti ai lavori, tranne ovviamente quelli della compagnia interessata, hanno preso una posizione netta contro questo fenomeno. Tutti, finanche quelli che pensavano che il secondary ticketing fosse un’invenzione di qualche complottista.
Ok tutto molto bello, ma chissà perché in giro da parte di coloro i quali dovrebbero essere maggiormente interessati alla vicenda, ossia i fruitori dei concerti, non è per nulla difficile leggere posizioni o degli eventi in genere, tutt’altro che contrarie a questo fenomeno.
“Io ho pagato tanto per un concerto a cui tenevo, e al quale volevo portare mia moglie. Non ho avuto alternative. Non mi sento in colpa per averlo fatto.”
(da un commento sul profilo Facebook di Claudio Trotta)
Un’opinione questa tutt’altro che isolata, basta avere la pazienza di fare qualche in giro sui social.
E non dovrebbe nemmeno scandalizzare molto una cosa del genere, dato che il secondary ticketing è semplicemente un fenomeno nato dal mercato, che vive di offerte (nello specifico i biglietti) e richieste (dettate dal pubblico che segue gli eventi) e risponde, quando non regolamentato, solo a una legge: l’avidità (quanto sei disposto a pagare per avere ciò che desideri?).
Perché se c’è una cosa che va detta è che questo fenomeno non nasce dall’esigenza di piazzare il proprio biglietto per un concerto a cui non si riesce a partecipare (cosa assolutamente normale) ma per soddisfare un mero bisogno di partecipazione all’evento: esserci, ad ogni costo, in ogni condizione, attraverso qualunque mezzo.
No, non funziona così, lasciatecelo dire, non solo nella musica o nell’entertainement.
Non funziona così ed è ora che sia chiaro a chi finora ha lucrato su quelli che, probabilmente incapaci di intendere e volere, hanno alimentato il meccanismo messo in piedi da determinate persone con l’unico scopo di guadagnarci sopra.
E, lasciateci dire anche questo, forse sarebbe il caso di allargare, prima o poi, lo sguardo su tutte le storture del Sistema Musica, quello con la esse maiuscola, quello che fa il bello e cattivo tempo nel decidere chi e cosa, dove e quando, quello che noi cerchiamo di raccontarvi tutte le volte che ce ne viene data l’opportunità, quello le cui contraddizioni sono agli occhi di tutti, tutti i giorni.
Con l’integrità e la correttezza che leggete in ogni nostra pagina. .
Le storture le lasciamo volentieri a chi continua a voler fare di una passione, di un amore, una forma di lucro.
di +o- POP