Solo ora riesco a riordinare le emozioni, le sensazioni e i pensieri, un’altra esperienza meravigliosa conclusa, un altro show memorabile che sarà per sempre indelebile nella mia mente.
Ma per farvi capire al meglio come è stata questa serata dovrò iniziare a raccontarla dall’inizio.
Lunedì 10 Aprile, partenza alle 18.15 da Bergamo, e tutto sembrava presupporre l’arrivo all’Alcatraz in perfetto orario. Si, sembrava, perché in realtà in quei 53 km è successo di tutto. A partire dal navigatore che ha deciso di scegliere autonomamente il “percorso più breve”, il sightseeing tour del centro di Milano è stato davvero molto bello, bisogna ammetterlo, arrivare a destinazione dopo 2 ore e 10 minuti un po’ meno. Roba che “le mirabolanti avventure di Più o Meno Pop” narrate dal nostro Maurizio Lucchini in confronto sono “cose da principianti”.
Dopo aver trovato un parcheggio, praticamente dall’altra parte del mondo, eccoci all’Alcatraz, giusto in tempo per l’opening.
SWMRS, quartetto di Oakland in cui presenzia, alla batteria, Joseph Armstrong, figlio di Billie Joe Armstrong dei Green Day. Un sound abbastanza lontano dal semplice “punk-rock” californiano, fresco e nuovo e che lascia intravedere un futuro di successo per questa giovanissima band.
Palm Trees, BRB, Silver Bullet, Miley, Turn Up, D’You Have A Car?, Lose It, Figuring It Out : 8 brani suonati senza sosta.
Piccola pausa per il cambio palco e finalmente ci siamo.
La musica che si spegne e le luci che si abbassano. Urla, tantissime urla di fangirl e fanboy proprio con il cuore a mille e l’hype alle stelle ed ecco gli All Time Low con la loro Figuring It Out.
Seguono poi: Weightless, Somewhere in Neverland, Cinderblock Garden, Canals, Something’s Gotta Give, Kids in the Dark, Dirty Laundry, Guts, Therapy, Missing You, Last Young Renegade, A Love Like War, Backseat Serenade, Take Cover.
Il pubblico salta, canta, alza le braccia al cielo e gli All Time Low rispondono, suonano, corrono, Alex e Jack lanciano le chitarre e salgono, come sempre, sulle transenne che dividono il palco dai fan. Gli ultimi versi, gli ultimi ritornelli prima di tornare sopra il palco e salutarci definitivamente con Lost in Stereo e Dear Maria, Count Me In e, poi, Alex, Jack, Rian e Zack spariscono nel buio, così some sono arrivati.
A questo punto il report dovrebbe chiudersi con una frase di quelle ad effetto tipo: “Sarà l’affiatamento, l’amicizia tra i membri della band o il loro continuo girovagare per il mondo, concerto dopo concerto, a dar loro ispirazione, ma si può dire che, gli All Time Low non deludono mai.” e proseguire con la photo story della serata.
E invece no! Vi voglio raccontare prima un’altra cosa e spiegarvi ora che non ci sarà nessuna photo story perché ieri sera, quando sono arrivata alla cassa accrediti dell’Alcatraz, dopo “il viaggio della speranza” che ho condiviso con il mio amico Andre mi è stato detto all’incirca: “mi dispiace ma il management della band ha tagliato 4 o 5 pass tra cui il tuo. Però puoi entrare lo stesso, hai un pass press e la security è avvisata e puoi tranquillamente fare le foto da fuori”
E io mi chiedo: “Ma perché?”
Perché vorrei capire chi è che decide che io sono fuori e magari in base a cosa viene fatta questa scelta: c’è una estrazione tipo super enalotto o ci sono dei criteri ben predefiniti? Io chiedo, eh, mi piacerebbe davvero capire in base a cosa vengono fatte queste scelte. Ci sarà una risposta prima o poi alle mie domande? Soluzioni ne abbiamo? O resterà per sempre così? Io queste domande me le faccio, perché nessuno mi paga, nessuno mi dà garanzie e quindi non ho niente da perdere.
Nel frattempo che invecchio aspettando risposte alle mie domande vi racconterò del disagio.
Il disagio di avere un pass stampa quando sei un fotografo e la cosa più carina che sai scrivere è un insieme di poche frasi del genere “breve storia triste”.
Il disagio che ci ha accompagnato dal parcheggio sino all’ingresso dell’Alcatraz con un quel “compro e vendo biglietti” ripetuto in loop.
Il disagio delle grida dei presenti quando al cambio palco come sottofondo musicale c’era “Teenagers” dei My Chemical Romance.
Il disagio dei genitori appostati lungo il perimetro interno dell’Alcatraz, messi li in fila a controllare che nessuno facesse un qualcosa di strano perché “è un concerto punk rock e ci volevi venire e ti ci ho portato, si, ma ora resta qua in zona cosi ti posso vedere. E non bere dai bicchieri degli altri che magari ci mettono dentro la droga e non te ne accorgi!”
Il disagio di essere al concerto di uno dei gruppi che ti piace di più in assoluto e non avere la possibilità di fare “quello che ti riesce meglio”
Questa è la photo story del live di SWMRS
E questi sono gli All Time Low
Ora lo capite il disagio? Lo trovate qui, nell’angolo a destra che mi fa compagnia.. mentre attendo che qualcuno mi spieghi da cosa sono dettate certe dinamiche.
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