Intervista a Salvo Ladduca (Nazarin) in occasione dei suoi concerti in Calabria

 

In occasione della tre giorni in Calabria, il 13 aprile all’OFF Officine Sonore di Lamezia Terme, il 14 aprile all’Alkemist di Taurianova e il 15 aprile  al  Blue Dahlia di Marina di Gioiosa Ionica, che vedrà Salvo Ladduca (Nazarin) presentare dal vivo le canzoni del suo nuovo album, abbiamo pensato di rivolgergli qualche domanda.

Il percorso artistico, umano, l’energia legata ad un periodo vivo e intenso che confluisce nei nuovi pezzi e un simpatico aneddoto… Tanto è uscito fuori da questa breve chiacchierata.

 

R: Ciao Salvo, alla luce del nuovo tour che ti vedrà nei prossimi giorni in Calabria e Sicilia, volevo farti qualche domanda per conoscere meglio te, la tua musica e i tuoi compagni di viaggio. Innanzitutto una domanda che probabilmente ti avranno già rivolto in molti ma che credo sia importante per spiegare meglio a chi non ti conosce chi sei, visto la scelta di presentarti con uno pseudonimo, quello di Nazarin. Credo che scegliere un moniker sia un po’ come avere una seconda pelle. Sappiamo che si riferisce al protagonista di un film di Buñuel, la storia di un giovane predicatore alle prese con un mondo malato e degradato. Quanto credi ci sia di attuale con la società moderna?

S: Ciao, come hai intuito il Nazarin di Buñuel potrebbe esser ben inserito nelle scene dei nostri giorni e avere lo stesso feedback. È molto attuale e la mia scrittura dà voce al predicatore melanconico e rivoluzionario che osserva da una fessura proiettata sul mondo, a distinguere le virtù e i tumori.

 

R: Sicuramente, già dal titolo del tuo disco “La mattanza dei diavoli” c’è un grosso riferimento alla religione e alla spiritualità. Quanto credi che le religioni, il preferire le superstizioni alla spiritualità, la finta carità alla comunione vera tra i popoli, possa influenzare negativamente la nostra società?

S: Posso rispondere con una frase di Cioran che è molto vicina al mio pensiero : “Quando la feccia sposa un mito, preparatevi a un massacro o, peggio ancora, a una nuova religione”.

 

R: Nel tuo album si sentono insieme la Sicilia, gli odori e i sapori di una terra calda e arida insieme e la vicinanza nei suoni all’America. Quanto pensi possano essere vicine due terre apparentemente così distanti tra loro?

S: Hai mai letto “Furore” di Steinbeck? Vivendo quel racconto mi sono chiesto quanto ci appartiene quel vissuto della famiglia Joad. “I grappoli d’odio” e passione che viviamo noi ogni giorno, e poi alcuni paesaggi ed orizzonti sono molto simili ai nostri. Dalla polvere agli stivali, alle bettole e ai funerali di giorni pestati a morte dai prepotenti, alle immense distese di bellezza e vita; quindi tutto va a confluire in una simile espressione che odora di “blues sincero di campagna”, ecco.

 

R: Leggiamo di collaborazioni importanti nel tuo percorso da musicista si va da Hugo Race a Luca Madonia, Cesare Basile, Mick Harvey, Mario Venuti, Amaury Cambuzat, Angela Baraldi, Marta Collica, Dead Meadows, Boxeur The Coeur, Songs for Ulan. Chi tra questi grandi artisti ha segnato maggiormente il tuo percorso? Hai qualche aneddoto che ci vuoi raccontare?

Ho avuto da sempre un buon intuito. Le mie scelte mi hanno portato sempre a vivere delle situazioni che mi hanno dato tanto, nel bene e nel male, ma tutto ha avuto ogni volta un senso e soprattutto è stato concime per una buona crescita sia dal punto di vista artistico che da quello umano. I nomi che hai citato sono cari amici e persone meravigliose, oltre ad esser dei grandi artisti. Sono stato fortunato, mettiamola così. Aneddoto: mmmm??? Potrei dirti di quando ho scoperto che nella scaletta del live con Mick Harvey c’era la stessa cover dei Gun ClubMother Of Earth” che avrei fatto io prima di lui ma per ragioni di tempo fortunatamente l’ho scartata… Prova ad immaginare Mick che sentiva prima che cominciasse lo spettacolo la stessa canzone che ha scelto con cura lui fra miliardi di canzoni che hanno segnato la sua vita eseguita da un umile-piccolo “apripista”. ahahah …

 

R: Com’è stato il passaggio da Marlowe, il tuo progetto precedente, a Nazarin? È forse Nazarin, da buon “predicatore” legato maggiormente a ciò che vive ciò che gli succede intorno, più portato alla denuncia sociale? Cosa dobbiamo aspettarci dai nuovi pezzi che stai portando in questo nuovo tour? Quali sono i cambiamenti e nei suoni e nei testi?

S: Ho vissuto il periodo Marlowe intensamente e vivo ogni giorno il ricordo della band come una delle più passionali amanti con cui ho trascorso davvero momenti importanti. Nazarin è arrivato in un tempo di espansione, legata al bisogno di provare altre strade, assaporare l’amata “solitudine” cantata da Léo Ferré. Le nuove canzoni indossano nuovi colori, mi sono molto aperto nella composizione delle nuove strutture. Un periodo dedicato alla libertà e allo studio di nuove tecniche, che poi vanno a ripescare la chiave nell’Atavico. Vivo la musica con un’altra energia: mio figlio e la voglia di ritornare a pestare un palco mi hanno fatto riaprire gli occhi a mirare altri orizzonti più limpidi, sto molto bene e penso che questa forza si sentirà in tutto quello che andremo a proporre dal vivo con la band.

 

R: Catania è da sempre una delle città culturalmente e musicalmente più attive anche grazie all’ illuminata visione di persone che hanno creduto e credono nella possibilità di produrre e distribuire musica di qualità. Viceversa Records, la label per cui hai pubblicato i tuoi dischi precedenti, è senza dubbio un esempio di tutto questo. Cosa vuol dire per un artista poter contare su una etichetta che crede nel suo lavoro e supporta la sua musica?

Viceversa lavora molto bene da anni ed è sempre più viva e tenace. Per un artista vuol dire tanto avere un amico accanto che cerca di darti buoni consigli, è entusiasta di te nella gioia e ti porge la mano nello sconforto.

 

R: Altra domanda e poi ti lascio andare. So che sei legato da profonda stima e amicizia nei confronti dei musicisti che ti accompagneranno dal vivo, raccontaceli un po’.

S: Persone stupende e ottimi professionisti. Prima di formare una band cerco sempre musicisti dallo spiccato lato umano, poi viene una buona preparazione tecnica a sposare le idee per quel progetto e che possa aiutarmi a smussare gli angoli di quell’idea, come dei buoni artigiani, poi arriva un’ottima cena a base di animali squartati e vino, una preghiera laica e il gioco è fatto. Sono molto contento di questo connubio. Siamo veri amici, amiamo da sempre la musica e abbiamo gusti e attitudini simili.

Che il mantra delle nostre vite abbia inizio!

 

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