Una delle band più interessanti del panorama italiano e la loro prima campagna Inglese.
Pensieri, speranze, chilometri di strade e tanta, tanta musica.
Giovanni Facelli, cantante de Lo straniero, scrive in esclusiva per noi il diario di viaggio del mini tour inglese che vede impegnata in questi giorni la band piemontese sui palchi di Londra.
Pensieri, speranze, chilometri di strade e tanta, tanta musica.
Giovanni Facelli, cantante de Lo straniero, scrive in esclusiva per noi il diario di viaggio del mini tour inglese che vede impegnata in questi giorni la band piemontese sui palchi di Londra.
Lo Straniero mini tour UK
Giorno 5 – Il concerto più bello e le case di cui abbiamo bisogno
Cambio registro: mi sveglio benissimo, il delirio del giorno prima sembra un lontano ricordo.
Fede e Luca mi raccontano della loro nottata in giro: rimbalzati da locali troppo fighetti finiscono in un pub di skinhead russi a Finchley, musica hip hop a tutto volume, animali imbalsamati sul soffitto e pareti fluo. La notte londinese sembra aver poco da offrire ma decidono di prendere la metro e andare a Camden.
Camden di notte sembrava un set cinematografico, dicono: gente di ogni tipo si affanna per le strade, quattro tipi seduti dentro un’ambulanza se la ridono, poliziotti scazzati di fronte a una rissa tra donne nere ridono pure loro, una ragazza bellissima in over a bordo strada chiede aiuto.
Non c’è un locale aperto.
Alle 4 sono a casa, dopo un pasto buonissimo in un bar dal nome improbabile: Divano. Al mattino Francesco esce presto: si muove fra Chinatown, Carnaby e Brixton. Prende un bus da Victoria e rientra a Finchley.
Con Vale mangiamo riso, verdure e tacchino nel miglior ristorante turco del 2016: così dicono l’insegna e il premio esposto. Alle 5 partiamo per il New Cross Inn.
Dobbiamo attraversare la città. Il locale è attrezzatissimo. Suoneremo con altre tre band.
Si inizia presto e la prima formazione parte senza fare neanche un minimo soundcheck e stende i presenti con un bignami di musica leggera.
Chitarre acustiche, ragazza al violino e mini synth, basso molto ritmico e batteria, presentano un ibrido tanto delicato quanto incisivo. Batterista e bassista sono italiani.
La seconda band ha tipiche sonorità d’Albione, la terza è più chic: un funky eseguito in maniera divina.
Il nostro turno arriva alle 23 e sentendo la cura dei suoni (il fonico segue il palco con attenzione maniacale su un mixer da seimila sterline) i presupposti non possono che essere ottimi.
Il concerto parte benissimo e sarà il più lungo e il più bello di questi giorni. Quarantacinque minuti di autentico piacere. In scaletta anche Sotto le palme di Algeri e In alto mare.
Nel locale ci sono 50 persone, ma è come fossero 200. Diamo il massimo in totale scioltezza, sono tre giorni di fila che suoniamo e si va in automatico. Se i live precedenti ci avevano soddisfatto questo rappresenta il saluto perfetto a Londra.
Siamo contenti ed è bello incontrare chi ci ha ascoltato. Per Luca sono venuti quattro italiani, Fra porta i cd avanti e indietro e firma le copertine, Fede e Vale prese in ostaggio da fan che parlando di Chianti e Clash cercano di fare colpo, una coppia di Asti canta tutte le canzoni.
Fuori dal locale dei ragazzi di colore mi raccontano che non amano Londra e tantomeno il quartiere di New Cross Inn, sognano il Canada o l’Australia.
Il fonico è un nuovo fan: ha registrato tutto il live, vuole mixarlo e mandarcelo.
Come in tutti gli altri locali la serata finisce presto: ritmi o orari assai diversi da quelli mediterranei. Mentre tutti e cinque siamo già sulla macchina due giovani gay aprono la portiera e ci chiedono di poter partire con noi, sono alticci ma non molesti.
Ci salutiamo e parte l’ultimo tour in una Londra ormai deserta.
Attraversiamo la zona 1 di notte ed è un discreto colpo d’occhio. Un’altra ora d’auto prima di rientrare a Finchley.
La notte sarà piacevole e rigenerante, le sensazioni ottime, i ricordi ci daranno soddisfazione, ci faranno sorridere.
Da questa mattina siamo in viaggio per tornare a casa.
In macchina parliamo di questi giorni, sistemiamo i tasselli: un rito per chi viaggia insieme per tante ore ogni anno. Abbiamo macinato migliaia di chilometri, suonato in posti in cui agli esordi sono passati artisti ormai importanti, abbiamo vissuto la strada, anche se per poco, incontrato tantissima gente, ma anche vecchi amici in fuga a cui abbiamo promesso di tornare. In viaggio ci rendiamo conto che le parole delle nostre canzoni spesso ci anticipano
Giusto il tempo per rendersene conto e di altre case ho di nuovo bisogno
di +o- POP