“Ma sì ma sì mi piaci ancora così così ci si innamora”: Edda live @ Teatro dell’Acquario (Cs)

© Antonio Bastanza

Chi mi conosce lo sa…Scelgo spesso le mete dei miei viaggi in base ai tour delle mie band del cuore o del festival musicale che voglio andare a seguire. Questa volta è successo un po’ il contrario. Avevo a disposizione qualche giorno in più, non il solito weekend in cui correre verso l’agognata meta e tornare a casa alla fine dell’ultima nota del live, ma una vera e propria vacanza da poter organizzare con calma e tranquillità. Un “problema” però è sorto: il concerto di Edda il 24 aprile nella mia città, Cosenza, un live assolutamente imperdibile.
Il ritorno è stato, per forza di cose anticipato: son tornata a casa il 24 pomeriggio stanca ma ancora elettrizzata dal viaggio, ho avuto solo il tempo di poggiare la valigia e di sistemarmi un po’ perché di lì a poche ore, per la PRIMA volta in Calabria, Stefano Edda Rampoldi suonava con la sua band.

Per chi non lo conoscesse Edda è l’ex ragazzo capellone e fuori di testa, cantante dei Ritmo Tribale, una delle migliori band nate in un periodo epocale per la musica underground italiana, quella a cavallo tra fine anni ’80 e inizi ’90. Tuttavia nel ’96 all’apice del successo, Edda stesso decide di lasciare il gruppo per motivi personali. Negli anni successivi sono poche le notizie che si rincorrono sul suo “rehab” e il lavoro da muratore. Quel che è certo è che quando, 13 anni dopo l’allontanamento dalla scena musicale, pubblica il suo primo album da solista, “Semper Biot”, l’entusiasmo e insieme la curiosità di tanti che speravano sempre nel ritorno del cantante tarantolato, è stata ripagata alla grande.

 

© Antonio Bastanza

Da allora Edda non ha abbandonato il “mestiere” di musicista e ormai al suo quarto album ci ha abituato al suo stile: un incanto di rock energico e graffiante, una voce unica, acuta e viscerale, dei testi assolutamente folli e deliranti ma che pulsano d’ amore e di rabbia, di sangue e di vita. Edda non è (fortunatamente) per tutti: i suoi testi, la voce, i suoni e una gestualità così forte, dissacrante e cruda non conoscono filtri né mezze misure, ma se ti entrano dentro ti colpiscono direttamente allo stomaco e al cuore e non ti lasciano più andare. Oggi è un uomo, un cinquantenne, coi suoi anni scolpiti in maniera decisa nel volto e nei capelli ormai brizzolati ma appare come un ragazzino, un bambino innocente, spontaneo e indifeso che possiede una sensibilità e una spiritualità tale da far emergere anche nei testi delle sue canzoni sempre il suo lato femminile. La sua musica è così legata alla sua persona che diventa impossibile poterle vedere come due entità separate.

© Antonio Bastanza

L’ultimo disco, “Graziosa Utopia” è l’album più curato e suonato della discografia di Edda, possiede melodie più raffinate e aperte rispetto al passato pur restando un suo album tormentato, sofferto e crudo come sempre.

Ma andiamo al live…
C’era grande fermento ed emozione tra gli organizzatori e i fan di Edda, preoccupati forse che non ci fosse la giusta risposta di pubblico per un ospite così speciale. In più il 24 aprile è un giorno particolare in cui tanti (mica son tutti come me) sfruttano la possibilità di una gita fuori porta. Tutte le paure son passate: come già detto Edda non è per tutti, ma chi ci doveva essere quella sera c’era, i veri appassionati, un pubblico non proprio di ragazzini, gente che probabilmente lo segue dagli inizi della sua carriera.
E nessuno è rimasto deluso…

Dal vivo è stato travolgente, un insieme di emozioni condivise col pubblico, grazie alla potenza della sua musica e dei suoi testi, ad espressioni e mimiche facciali uniche, alle poche frasi espresse in maniera pulita e sincera, alla sua maniera. Come quando ha ironizzato sulla quantità spropositata di cibo che gli è stata presentata, naturalmente ricca di insaccati di ogni tipo, proprio a lui che è vegetariano. O quando ha detto di dover ringraziare qualcuno, nello specifico “Il filo di Sophia”, l’associazione culturale che ha organizzato il live al Teatro dell’Acquario, e, non ricordando il nome, l’ha chiamata prima “Il filo di Sonia”, poi “Santa Sofia”.

La scaletta del tour prevede tutti i pezzi di “Graziosa Utopia” mescolati soprattutto a quelli del penultimo album “Stavolta come mi ammazzerai”, il più rock della carriera solista di Edda. Anche quelli nuovi, privati nella dimensione live di fiati e arrangiamenti orchestrali sono più rock, ruvidi e diretti. Rispetto al passato sul palco c’è anche una chitarra in più, oltre a basso e batteria già presenti, che valorizza la musica e il suono.

 

© Antonio Bastanza

E per chi non ne avesse avuto abbastanza della musica e della sincerità disarmante di Edda, il cantante si è concesso ai fan anche a fine concerto, in una “gara” un po’ particolare. Chi era la vera star, la persona speciale, il protagonosta? Edda che è stato capace di emozionare l’intero teatro o il fan intimidito davanti al tuo beniamino? Per Edda la risposta non è così semplice: a ciascuno di noi lì davanti al banchetto a comprare un disco o una maglietta veniva chiesto dal cantante chi fossimo e che lavoro facessimo.

E gli occhi sorpresi e sorridenti quando ho svelato ad Edda quale fosse il mio lavoro li conosco solo io, che ormai, ogni volta che vendo le “zigulì”, penso solo ad una canzone e mi emoziono come se la bimba con in mano il pacchetto di caramelle alla frutta fossi io.

 

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