A cura di Paolo Cunico
Dopo la gentilissima intervista concessami dagli Ex-Otago mi sono fiondato al giardino Salvi di Vicenza per seguire la prima serata del Lumen festival, è il 21 Giugno 2017. Fin dai primi passi all’interno dell’area di festival si percepisce la qualità e la cura dei dettagli da parte dell’organizzazione: i chioschi sono ben piazzati e ci sono diverse proposte per bere e mangiare. L’atmosfera è molto accogliente e l’area del festival si riempie di gente fin dalla prima serata, probabilmente attirata dall’ampia proposta culinaria.
La qualità si riflette anche nei due gruppi spalla degli Ex-Otago: Qalia e YOOP scaldano l’atmosfera sotto il tendone che ricopre il palco. A dirla tutta in termini di temperatura avremo fatto pure a meno dei gradi in più, ma entrambi i gruppi suonano e si fanno sentire bene.
Ma è per gli Ex-Otago che si raggiunge la calura più alta della serata: una temperatura da spiaggia che rappresenta il clima ideale per i ragazzi di Marassi che partono in quarta cantando assieme al pubblico Sognavo di Fare l’Indiano. A spegnere l’entusiasmo generale ci pensa però un black out che costringe la band ad uscire di scena per un cinque minuti, nei quali il pubblico continua imperterrito a cantare il ritornello della canzone.
Fortunatamente il concerto riparte poco dopo e la band genovese dimostra di non aver perso smalto rispetto al concerto dello Sherwood. Sul palco sono pieni di energia, suonano e scherzano con il pubblico, in due parole: belli e bravi.
Lo show pesca molto dai tormentoni anni 90: si passa dalla coreografia stila onda marina che fa molto Festivalbar, alla cover di This Is the Rhythm of the Night fino alla consueta vendita promozionale dei gadget griffati Ex-Otago fra cui svetta la pirofila in vetro pirex per fare le patate al forno; ci manca solo la coperta in lana merinos e si potrebbe far fare un’ospitata a Giorgio Mastrota sul palco. Per dovere di cronaca la pirofila non l’ho vista al banchetto ma c’era comunque una valida borraccia tecnica utilissima per le gite fuori porta sia al mare (rigorosamente con materassino Ex-Otago) che in montagna.
A parte questi simpatici siparietti la band genovese suona bene e sa coinvolgere il pubblico con canzoni orecchiabili e ben suonate divertendo il pubblico che per un’oretta e mezza dimentica di essere in realtà in una sauna urbana e crede di essere in spiaggia pronto a tuffarsi.
In aggiunta a tutto questo l’ospitata di Willie Peyote rappresenta la ciliegina sulla torta (oppure la menta sul bicchiere di mojito, visto il clima) ad un concerto molto bello che si sposa perfettamente con la qualità dell’organizzazione del Lumen Festival.
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Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.