A cura di Renata Rossi
Lineup
Venerdì 4 Agosto
17:30 – Kyle
18:00 – Al The Coordinator
18:20 – reading Francesco Cangemi e Giuseppe Bottino in “Memorie sulla strada del ritorno”
18:50 – Gazebo Penguins
20:00 – Ex-Otago
21:30 – Nada & A Toys Orchestra
23:30 – Levante
01:00 – Fast Animals and Slow Kids
Sabato 5 agosto
17:30 – Skelters
18:00 – Ivan Talarico
18:20 – reading Autori Appesi
19:00 – Aquarama
19:50 – Gomma
21:00 – Canova
22:30 – Brunori SAS
01:15 – One Dimensional Man
Il Color Fest è arrivato alla sua quinta edizione. Ormai diventato uno dei Festival estivi consigliati da riviste di settore e dalle più note webzine, è stato capace di crescere anno dopo anno diventando un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati e una piacevole sorpresa per i frequentatori “occasionali”.
Un ambiente unico quello dell’Abbazia Benedettina, alle porte di Lamezia Terme , che offre spazi immensi adatti a manifestazioni del genere, logisticamente posta in un bel punto, al centro della Calabria e vicinissima al mare. Un pubblico eterogeneo, proveniente anche da fuori regione, dimostra di gradire sempre di più l’offerta artistica e musicale: quest’anno si sono toccate le 5000 presenze.
In un clima torrido come non mai, ragazzi e ragazze hanno cominciato ad affollare l’area sin dalle prime ore del pomeriggio del quattro agosto. Un’organizzazione ben curata e attenta, è stata capace di sistemare e spostare strumenti in maniera attenta e veloce, riuscendo nella non facile impresa di far rispettare gli orari previsti per le esibizioni, garantire l’ordine e la pulizia e dare spazio all’arte a 360 gradi.
Headliner della serata del 4 agosto è stata Levante, che si è esibita subito dopo la splendida Nada, accompagnata nel suo live dagli …a toys orchestra, ma grande risalto hanno avuto anche le esibizioni di Gazebo Penguins ed Ex Otago. Questi ultimi, padroni assoluti del palco, affiancano i pezzi degli album passati a quelli tratti da “Marassi”, mostrando di saper divertire tanto, utilizzando suoni e testi moderni ma mai scontati, comportandosi sul palco da vere star del pop.
Abbiamo detto musica a 360 gradi…
E allora spazio anche ai talenti calabresi che i ragazzi del “Color” conoscono bene. I Kyle, primo gruppo ad esibirsi, hanno portato personalità e stile sul palco di Lamezia. Successivamente è toccato ad Aldo D’Orrico, Alias Al The Coordinator, artista cosentino DOC, che ha regalato un folk elegante e colto al pubblico presente.
Tra un set e un altro, ad intrattenere i più giovani e scatenati, ci hanno pensato i dj set di Fabio Nirta, Daniele Giustra e Django Unchained, capaci di non fermarsi neanche un attimo.
Dei banchetti espositivi, a dire il vero un po’ troppo nascosti rispetto a quanto meritano, sono stati riservati anche alle opere di tre giovani artisti cosentini: Roberto Gentili, Gianluca Gallo e Etoilé pleure rosé. I primi due li conosco personalmente, la terza è stata una piacevole sorpresa. Roberto, disegnatore geniale e creativo, oltre che esporre i propri lavori in tutta Italia, è stato scelto per disegnare le magliette ufficiali del tour di Endkadenz dei Verdena. Gianluca, voce dei “La Fine”, uscirà a breve con una raccolta delle sue illustrazioni per un’importante casa editrice italiana.
Torniamo al live…
Headliner del 5 agosto è stata la Brunori SAS, che reduci dal successo del loro album “A Casa Tutto bene” (leggi qui la recensione dell’album) e, avvantaggiati dal fatto di essere dei veri calabresi DOC, se la sono giocata in casa. Un mix di pop e cantautorato colto, i suoni dei grandi musicisti cui si accompagna il nostro Darione, sono da sempre sinonimo di buona musica, capace di acquistare ulteriori punti durante l’esibizione live.
Il giovanissimo indie italiano è stato protagonista anche della seconda serata con le esibizioni di Gomma e Canova. Non sono mancati gli Aquarama, (leggi qui la nostra intervista) col il loro malinconico groove da spiaggia.
Ma in un pubblico fatto non solo di ventenni c’è anche chi è cresciuto a pane e rock.
La chiusura delle due giornate lasciata rispettivamente a Fast Animals And Slow Kids e One Dimensional Man, con un Pierpaolo Capovilla in splendida forma, sono la risposta a chi, come la sottoscritta, non si stancherà mai di ascoltare il suono sporco di una chitarra, o una batteria urlante che ringhia rabbia e grinta.
Insomma un Festival promosso a pieni voti, che non ha niente da invidiare ad altri in Italia.
Tuttavia, da semplice ascoltatrice e divoratrice di musica, vi dirò chi mi ha convinto di più e chi di meno.
E da donna, mi piace soffermarmi su due cantanti del gentil sesso appartenenti a due diverse generazioni, ma accomunate da una grinta e una personalità tale, da fare invidia a tanti colleghi maschietti: Nada e Levante.
Iniziamo da Nada, regina indiscussa della serata del 4 agosto. Le sue canzoni sono vive e palpitanti, la sua voce esprime rabbia, passione, tenerezza, ogni sentimento forte dell’animo umano. Guerriera indomita, donna coraggiosa e libera è in tour da un po’ di tempo a questa parte con una band pop di qualità rara, gli …A Toys Orchestra. I ragazzi campani, capitanati da Enzo Moretto, riescono a dare un tocco di freschezza e di modernità (specialmente se consideriamo gli “orpelli sanremesi” di alcune canzoni di Nada) a brani di per sé monumentali.
Si parte con “Piangere o no” splendido brano tratto da “Tutto l’amore che mi manca”, album del 2016. “La Bestia”, accompagnata splendidamente dal suono dei ragazzi di Agropoli, e dalla presenza scenica e mimica di Nada lascia spazio ad altri brani tra cui risalta “Ballata triste” che le ha fatto vincere il Premio Amnesty International Italia. Qui, la cantante livornese, ci mette davanti alla tragedia del femminicidio, gridandoci verità che bruciano e fanno male come una ferita al cuore.
Il pubblico esplode in urla di entusiasmo coi successi di sempre: “Ma che freddo fa” e “Amore disperato”. E se a qualcuno fosse rimasto un solo dubbio sulle capacità vocali di Nada, “All’aria aperta”, eseguito durante il bis in versione a cappella, li dissipa tutti. Nada e i suoi ragazzi vanno via, ma io non mi sarei mai stancata di ascoltarli, sono stati davvero eccezionali.
Levante ha l’ingrato compito di esibirsi subito dopo questa leonessa del rock italiano. Non è facile reggere il confronto, non lo sarebbe per nessuno. Ed è qui che si nota in maniera abbastanza marcata come la cantante abbia come suo personale target i ventenni, perché, appena inizia ad intonare “Le mie mille me”, un pubblico, fatto per lo più di giovanissimi, si accalca sotto il palco entusiasta. Tuttavia, chi come me si era fermata ai pezzi dell’esordio, alla grinta e una certa ribellione gridata ad esempio in “Alfonso”, sperava in un’evoluzione della cantante siciliana. Un miglioramento enorme c’è stato se consideriamo la sua capacità di stare sul palco, davvero unica, l’instancabilità di un’artista che saltella da una parte all’altra e soprattutto l’ottimo feeling che riesce a creare col suo pubblico.
Ma, qualità della proposta musicale significa ben altro…
“Nel caos di stanze stupefacenti” è un album abbastanza piatto anche in versione live, manca di testi degni di nota ed è ricco soltanto di slogan facili-facili infarciti di doppi sensi e parolacce, che forse, a lungo andare, stancano un po’.
Tuttavia non è altro che la mia personale opinione: se penso solo alle centinaia di persone che ho sentito urlare le canzoni di Levante, sono convinta che, averla nella line-up, sia stato un bel colpo per gli organizzatori.
In definitiva, sono state due giornate di ottima musica live e divertimento, durante le quali, impresa non facile, il Color Fest è riuscito davvero a soddisfarre i gusti di tutti.
ARRIVEDERCI AL PROSSIMO ANNO!
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di +o- POP