A cura di Paolo Cunico
Durante l’anno ci siamo occupati molto poco di recensire dischi al di fuori di quelli nostrani e non volevamo chiudere il 2017 così. Vogliamo quindi proporvi una sorta di calendario dell’avvento dove ogni giorno vi regaliamo una breve recensione di un disco straniero uscito quest’anno descrivendo anche a chi potreste regalarlo.
Questa non vuole essere una classifica e non vuole nemmeno essere un’opera omnia su quanto uscito quest’anno, sono solo un po’ dischi che ci sono piaciuti e che vogliamo condividere con voi!
19 Dicembre: U2 – Songs of Experience
- Love Is All We Have Left
- Lights of Home
- You’re the Best Thing About Me
- Get Out of Your Own Way
- American Soul
- Summer of Love
- Red Flag Day
- The Showman (Little More Better)
- The Little Things That Give You Away
- Landlady
- The Blackout
- Love Is Bigger Than Anything In Its Way
- 13 (There Is a Light)
Dopo aver incantato con la splendida tournée per il trentennale di The Joshua Tree gli U2 tornano con quello che è il seguito di Songs of Innocence. Il nuovo Songs of Experience continua la strada intrapresa dalla band nel 2014, senza stravolgimenti nel suono ma comunque pubblicando un album piacevole e orecchiabile.
Dopo Love Is All We Have Left, traccia d’apertura quasi ambient, si passa a Lights Of Home, traccia dal suono molto americano, con una chitarra blues a fare sia da melodia e ritmica, che si arricchisce piano piano con l’ingresso del pianoforte, la chitarra elettrica e, naturalmente, la voce sempre incantevole di Bono.
I pezzi più interessanti del disco sono American Soul e The Blackout. La prima, inaugurata dall’ospitata di Kendrick Lamar, è una canzone estremamente sexy, che riprende anche una parte da Volcano del precedente album, ma molto schietta, che guarda in faccia ai problemi degli società odierna, specialmente quella americana. È l’ennesimo pezzo della carriera di questa band che riesce a trasmettere messaggi forti, rendendoli estremamente accattivanti, una cosa che a nessuno riesce bene come alla band di Dublino.
The Blackout è il pezzo meno in “stile U2” del disco, con il basso a farla da padrone anche dal punto di vista delle melodia, che risulta essere estremamente coinvolgente e accattivante. Un pezzo un po’ più oscuro rispetto agli altri del disco, dove gli U2 sembrano riflettere sul loro status di musicisti in questi anni. Possono ancora essere portatori di un messaggio? Riescono ancora a far stimolare una riflessione nelle menti di chi li ascolta?
“A dinosaur, wonders why it still walks the earth, yeah”
Io non so dire se gli U2 sono dei dinosauri in questo periodo storico musicale, però di sicuro ogni loro disco crea aspettativa e interesse, cosa non da poco per una band che ha più di 30 anni di carriera alle spalle. Songs of Innocence non sarà certo uno dei capolavori con qui ricorderemo la band di Dublino, ma gli U2 mostrano di aver ancora voglia e di saper riuscire a fare musica per davvero senza scadere in tristi operazioni commerciali, nonostante siano arrivati al quattordicesimo album, e non è una cosa da poco.
Un regalo perfetto per…
Regalare un disco degli U2 non credo sia una missione semplice, troppe perone hanno pregiudizi nei loro confronti. Quindi direi di regalarlo alla persona che meno se lo aspetta, dapprima inizierà dicendo “toh hanno messo pure Kendrick Lamar” poi dirà “tutto sommato non è un brutto disco” e finirà per chiamarvi per chiedere di andare a vedere Bono e soci dal vivo.
Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.