A cura di Paolo Cunico
Durante l’anno ci siamo occupati molto poco di recensire dischi al di fuori di quelli nostrani e non volevamo chiudere il 2017 così. Vogliamo quindi proporvi una sorta di calendario dell’avvento dove ogni giorno vi regaliamo una breve recensione di un disco straniero uscito quest’anno descrivendo anche a chi potreste regalarlo.
Questa non vuole essere una classifica e non vuole nemmeno essere un’opera omnia su quanto uscito quest’anno, sono solo un po’ dischi che ci sono piaciuti e che vogliamo condividere con voi!
21 Dicembre: Beck – Colors
- Colors
- Seventh Heaven
- I’m So Free
- Dear Life
- No Distraction
- Dreams
- Wow
- Up All Night
- Square One
- Fix Me
Arrivato al tredicesimo album, mi sono reso conto che io del musicista losangelino Beck conoscevo solo la canzone Loser, per questo ero veramente curioso di ascoltare l’ ultimo album, Colors. Un un disco allegro, divertente ed estremamente piacevole da ascoltare.
A cominciare dalla prima traccia, che dà il nome al disco, si capiscono subito gli elementi cardine dell’album: ritmo trascinante e arrangiamenti perfetti. Le percussioni si mescolano con i fiati e le chitarre rendendo Colors impossibile da non ballare, non siamo davanti a niente di incredibilmente innovativo, questo certo, ma il risultato funziona comunque benissimo.
Colors è un disco coinvolgente come pochi altri usciti quest’anno e Seventh Heaven ne è la dimostrazione: le chitarre indie un po’ a la Two Door Cinema Club, duettano perfettamente con i coretti e le percussioni elettroniche, formando un’armonia esternamente piacevole da ascoltare.
Nonostante non suoni esattamente come una novità, Colors non è affatto un disco banale perché è pieno di sfumature diverse che si mescolano perfettamente in unica trama musicale, come in I’m so free dove le chitarre sono nettamente più rock, ma sempre a servizio della ritmica, ancora incredibilmente orecchiabile e accattivante.
Beck esplora diverse dimensioni del pop, mescolandolo non solo con il rock ma anche con l’hip hop, come in Wow, senza mai sembrare fuori tema rispetto al suono generale del disco. Perché la costante che accomuna ogni traccia di questo album e sicuramente l’immediatezza con cui coinvolge e si fa ascoltare.
Se dovessi parlare di ogni singolo brano diventerei sicuramente ripetitivo e noioso, abusando sempre degli stessi aggettivi perché questo disco è lo stato dell’arte del pop. Pop nel senso che è veramente difficile che qualcuno si senta disturbato ascoltandolo, perché suona benissimo in ogni sua traccia ed è maledettamente coinvolgente.
Beck, come è giusto che sia, dopo tredici album, non mette nessun freno alla sua vena compositiva, giocando con diversi generi, asservendoli alla musicalità, alla creazione di musica intuitiva, coinvolgente e ballabile. Una delle sorprese dell’anno senza dubbio.
Un regalo perfetto per…
Sicuramente avete una persona, parente o amico, a cui piace il rock, ma mai troppo spinto. Crea le playlist con i pezzi più pop delle band preferite senza mai andare troppo nell’estremo, conosce Beck ma probabilmente crede che sia un vecchio americano morto da tempo, famoso solo per aver cantato Loser (che sarà sicuramente una delle canzoni di punta della sua playlist per la “carica mattutina”). Ecco, questo disco è il regalo perfetto per questa persona.
Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.