Buon Anno, più o meno.

© Sabrina Pezzoli, Simona Luchini, Romina Zago, Sonia Golemme

Di Antonio Bastanza

E anche quest’anno se ne è andato.
Diciamocelo, nel 2017 la musica italiana ci ha dato tanti ottimi spunti per far parlare di se: Agnelli e la sua nuova carriera parallela da giudice X-Factor, Michele Monina che dice a Levante che farebbe meglio a darsi all’Instagram, Levante che va a X-Factor ma non perchè ce l’ha mandata Monina, i Degiornalai che fanno finta di fare “completamente soldout” e se ne vanno pure da Maria De Filippi, Agnelli che ritorna a X-Factor incurante del fatto che tutti ma proprio tutti avrebbero voluto al suo posto Tommaso Paradiso.
Poi è stato il fantomatico LIBERATO e il suo primo live (?) che poi invece erano Calcutta, la rapper pugliese Priestess, il cuneese IZI e DJ Shablo, anche se, invece, nessuno di loro era quello “vero”.

E poi Tommaso Paradiso, novello Re Mida dell’estate italiana, con tre brani nei primi tre e nemmeno uno che valga una gomma da masticare usata.

E in mezzo Gazzelle, Canova e poi Coez e il Contessa ritrovato, che riprende a far danni da dietro le quinte. E vogliamo parlare di Federico Cimini che per lanciare il suo disco tenta la via del Viral in mancanza d’altro oppure il troll-esperimento sociale chiamato Cambogia o ancora la regina della “Milano Sushi e Coca” MYSS KETA?

E la trap? ‘Sta cazzo di trap che senza che la facessimo in italiano suonava già noiosa e bene fanno quelli come Ghali che si spingono tre passi verso il Pop Commerciale, che quando oltre a spararti le pose non sai fare l’importante è monetizzare, come direbbero gli Obi Wan Youtuber.

E che dire della penosa stagione televisiva degli eX-Factor Levante e Agnelli, con la prima non pervenuta se non per il continuo lagnapiagnisteo e il secondo che si è limitato a interpretare un personaggio che, opinione strettamente personale, corre il rischio di soffocarlo: vai via Manuel, questa casa aspetta a ‘ttè.

Vogliamo parlare del clamore generato da Selvaggia Lucarelli, che va a dirigere il sito web della più importante (?) rivista italiana di moda e patinate pubblicità, la stessa che ha cercato di far credere di aver “scoperto” il succitato LIBERATO grazie al consiglio di un amico? Nemmeno si trattasse di una rivista musicale…

E al tramontare dell’anno di nuovo Calcutta, che oggi qualcuno si diverte pure a smerdacchiare per la sua nuova canzone che non è ne meglio ne peggio delle precedenti, solo che ora va di moda di fare gli schizzinosi sui vecchi idoli in attesa del lancio delle Next Big Things dell’indie italiota (Bomba, Maciste e Garrincha aspettiamo solo voi).

Questo potrebbe essere un buon riassunto dell’ultimo anno della musica tricolore, se non volessimo far altro che limitarci a sputare nel nostro piatto (del giradischi).

E invece no.

C’è stato il buon disco di Brunori, che magari si potrà accusarlo di aver perso un po’ di quella spontaneità degli esordi ma che ha tirato fuori un lavoro forte e sincero.
Ci sono stati i due capolavori, come vuoi chiamarli se no, di Stefano Edda Rampoldi e Paolo Benvegnù, Lucio Leoni, finalmente pronto per spiccare il volo con un disco pieno di idee, parole e musica, il ritorno di Volwo, con Paz DeFina e i suoi compagni di viaggio.
E, solo per citarne alcuni, l’eleganza di Fabio Agnesina aka Sawara, la freschezza di Willie Peyote, l’impegno di unòrsominore. e Alessio Lega, i nuovi lavori degli intramontabili Julie’s Haircut e Zu, la dolce malinconia dei The Wise, l’irrefrenabile energia dei Voina, l’autorevolezza delle storie de La Madonna di Mezzastrada, i Quattro Quartetti della premiata coppia Clementi-Nuccini.

E abbiamo avuto tantissima musica dal vivo, di quella che vorresti non finisse mai e che ce ne fosse più spesso, magari non in mano a qualche avido soggetto che cerca di fotterti approfittando delle tue passioni: avete presente il secondary ticketing??

Ok, ne ho detto troppe, sarà l’effetto dei troppi panettoni e spumanti, delle serate passate giocando a Tombola, dei presepi e dei Babbo Natale in materiale tossico appesi ai balconi dei miei vicini di casa.
Fate finta che non vi abbia detto niente, che il mondo sia in mano ad influencer e furbetti del social market, che in fondo è davvero così, e che tutto questo sia il meglio che possiamo avere.
Oppure no, perchè se stai leggendo questo pezzo vuol dire che sei arrivato qui, che ci leggi e che, forse, anche tu pensi che ci sia un modo più vero e onesto di vivere la musica che ci circonda.

Buon Anno, più o meno, anche a te.

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