Di Renata Rossi
SETLIST
MORE THAN I NEED
FALL TO RESTART
SUMMER
INVISIBLE
WELCOME TO MY BABYLON
TIGER CLAW
LETTER TO MYSELF
WAKE ME UP
CANDIES & FLOWERS
CELENTANO
TAKE IT EASY
LUB DUB
DANCE LADY DANCE
MIDNIGHT REVOLUTION
———–
POWDER ON THE WORDS
PETER PAN SYNDROME
EASE OF THE BIT
SHOW ME YOUR FACE
Dieci anni…
tanti ne sono passati dall’ultima volta che ho visto dal vivo gli …a Toys Orchestra. Era maggio, lo ricordo bene perché a dispetto della bella stagione quella sera era freddissima, ma loro riuscirono a riscaldarla alla grande, erano i tempi di “Technicolor Dreams” e i ragazzi di Agropoli di sogni ce ne regalarono tanti. E non posso certo dimenticare la prima volta che conobbi Enzo Moretto e compagni, fu davvero amore a prima vista in quel localino di Rende che seppe accoglierli al meglio.
È con trepidante attesa, dunque, che ho aspettato il loro nuovo album, LUB DUB, titolo che sta ad indicare il suono del nostro cuore, “il mantra cardiaco che continua a ripetersi all’infinito” e che esce ben quattro anni dopo Butterfly Effect. Temevo che una band come gli …a Toys Orchestra potesse restare intrappolata dai suoi stessi schemi, che potesse per qualche motivo non riuscire a scrivere pezzi all’altezza dei precedenti. L’ispirazione non è cosa facile per dei musicisti, e può essere complicata da una voglia di rendere “perfetto” e senza sbavature ogni pezzo. L’ascolto mi ha rivelato il contrario: la loro musica è sempre all’altezza delle aspettative, capace di creare ogni volta una tavolozza di suoni diversi e di emozioni uniche, di mescolare generi e atmosfere eterogenee in ogni brano. Loro sono proprio la band pop dal respiro internazionale che manca in Italia, da sempre sempre capace di giocare con la new wave anni ’80 e i sintetizzatori, di creare atmosfere psichedeliche anni ’60 di matrice floydiana, di creare cori e incontri tra voci con rimandi beatlesiani.
Il nuovo album dà maggiore spazio al rock, alle chitarre e soprattutto trasforma ciò che ai primi passi della band era solo un velo di malinconia di “un’orchestra di giocattoli” in un sentimento diffuso e dolente, dolce ma allo stesso tempo pieno di forza. E se nei lavori precedenti c’era sempre un brano da “hit”, radiofonico e da classifica, questa volta non è presente. Dal vivo, però, ciascun pezzo diventa un gran singolo che il pubblico vorrebbe potesse non finire mai: le chitarre si trasformano in pura passione rock, le splendide armonie vocali tra Enzo, Ilaria e Raffaele diventano intarsi emozionali.
Sono le 23,30 del cinque maggio, mi trovo all’Eremo di Molfetta, a 300 km da casa, in un posto super-figo, “il più bel locale in cui abbiamo suonato” dirà da lì a poco Enzo ringraziando il suo pubblico. Per un attimo mi chiedo: davvero son passati dieci anni dall’ultima volta in cui li ho visti suonare? La sensazione è quella che il tempo si sia fermato.
Enzo è sempre il ragazzo col cappellino degli esordi e delle All Star ridotte malissimo che forse son le stesse di allora, quelle citate in “Midnight (r)evolution”
“but i just need to wear my All Star prompt for the sprint”
Il bassista, Raffaele, è la fotocopia di 10 anni prima e Ilaria resta la musicista più sexy della scena indipendente italiana: la minigonna e i tronchetti neri di stasera non fanno che evidenziarlo. A loro si aggiunge il batterista barbuto, Andrea, e la riconferma come parte della scuderia “toys” del polistrumentista Julian Barrett.
A lui spetta aprire le danze e presentare il suo progetto solista Zyklus. Non è facile portare avanti un lavoro solo strumentale in cui diversi sono i cambi di registri musicali, da quelli più intimi e sofferti a quelli synth pop estremi e chiassosi. Il musicista è visibilmente emozionato e non tutto il pubblico appare partecipe, ma le basi per un percorso musicale di tutto rispetto ci sono, eccome.
È il turno della band al completo, e sembra proprio il battito cardiaco quello che accompagna le prime note di More Than I need che apre “Lub Dub” oltre che lo spettacolo di stasera. L’elettricità di Fall to Restart è una scossa di euforia prima di un’altra ballatona tenera e sofferta come Summer. Il colpo scenico è quello che dà uno sprint in più all’intera performance della band. I ragazzi non si fermano mai nel vero senso della parola: se prima Enzo è alle tastiere e Ilaria alle chitarre è un attimo e i ruoli cambiano. Raffaele lo si vede prima sulla destra del palco poi sulla sinistra a prestare anche la sua voce che si unisce a quelle dei compagni.
Invisible è uno strappo al cuore, suonata alla tastiera da Enzo così come Letter to Myself, il racconto della fine di un amore. L’album nuovo vede in una veste “ad alto contenuto rock” Tiger Claw e la sua intro molto One degli U2 e Take It Easy, e ancora più intense che su disco Dance Lady Dance e Candies And Flower. La prima parte dello show termina con una Midnight Revolution esaltante che sembra uscire da una band internazionale e che regala un simpatico mash-up del pezzo con Under Pression dei Queen. Il ritorno per i bis è scandito dalla dolcezza di Powder on the words e soprattutto da Peter Pan Syndrome la canzone che me li ha fatti conoscere e adorare, grazie ai riverberi estatici, le armonie agrodolci, la musica pop in salsa psichedelica stile Sparklehorse e un titolo che rappresenta “la sindrome” di molti di noi.
Credo, a conti fatti, che gli …A Toys Orchestra siano uno dei gruppi più sottovalutati in Italia. Questo loro (giustissimo tra l’altro) voler utilizzare la lingua inglese e restare fedeli a loro stessi li penalizza tanto, troppo, all’interno di un panorama in cui spesso musica e parole vanno “imboccate” e non gustate. D’ altro canto tutto ciò rende più intimo, vero e pulito ogni loro album e soprattutto le loro performance live.
Perchè abbiamo bisogno di emozioni sincere, di vivere la vita e la musica al ritmo del battito del nostro cuore.
“lub dub lub dub lub dub lub dub lub dub lub dub”
Prossime date
12 Maggio HEARTZ CLUB Fermo
18 Maggio SPAZIO 211 Torino
19 Maggio LATTERIA MOLLOY Brescia
25 Luglio Carroponte Milano
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di +o- POP